Sistema di Deposito Cauzionale in Italia: c’è chi dice si, no e ni

Ettore Fontana – Mineracqua

Ettore Fontana vicepresidente di Mineracqua entra nel vivo del tema quando evidenzia nel suo intervento che tra i nodi da risolvere rispetto all’implementazione di un Sistema Cauzionale nazionale ci sono due soggetti importanti che non sono stati ancora coinvolti riferendosi alla Grande Distribuzione e ai Comuni che potrebbero opporsi ad un sistema cauzionale per motivi diversi. In Francia, ad esempio, – precisa Fontana – sono stati proprio le associazioni dei comuni ad avere ritardato la decisione legislativa sul DRS che era stata invece appoggiata dal governo, dai produttori di bevande e dalla Grande Distribuzione.

Al netto di questioni tecniche ancora da affrontare come la determinazione del valore del deposito e chi sono i soggetti che devono contribuire economicamente all’implementazione del sistema, dall’intervento di Fontana emerge sostanzialmente una posizione favorevole di Mineracqua ad un DRS nazionale . Un posizionamento che si allineato all’associazione europea di riferimento NMWE – Natural Mineral Waters Europe che riunisce i produttori di acque minerali europei. Al contrario di Pierini, Quagliuolo, ma anche di Ruini presidente del Conai come vedremo, Fontana non ripone grandi aspettative sulle potenzialità del programma di compattatori di Corepla ipotizzando che possa arrivare a raccogliere “tutto sommato piccoli numeri, sulle 10-20mila tonnellate”.

Fontana precisa che il Sistema Cauzionale che Mineracqua considera con favore è quello gestito e finanziato dall’industria delle bevande e dalla grande distribuzione organizzata rappresentati nel CDA. Un modello dalla gestione centralizzata e no profit. Fontana ribadisce invece la contrarietà dell’industria verso un sistema finalizzato al riuso obbligatorio, e ribadisce il ruolo chiave che un DRS gioca nell’attuazione del principio del rientro in possesso introdotto nel recepimento nazionale della SUP grazie al quale l’industria può valorizzare questo flusso nella fabbricazione di nuove bottiglie in un ciclo “bottle to bottle” e adempiere all’obbligo di contenuto riciclato (30% al 2029) sempre previsto dalla SUP. Attualmente – ricorda Fontana – il PET riciclato costa 2.700 euro a tonnellata contro i 1.700 del PET vergine, il che segnala l’importanza di efficientare il sistema di intercettazione del PET post consumo in modo da diminuire i costi di filiera.

Luca Ruini – Conai

Luca Ruini, presidente del Conai, presenta nella parte iniziale e centrale del suo intervento gli ultimi risultati sulla gestione dei consorzi e fa una veloce carrellata sui Sistemi Cauzionali europei. Nella parte finale, se vogliamo la più inedita , fornisce invece alcune anticipazioni contenute in uno studio, ancora in itinere, sugli impatti economici di un DRS in Italia commissionato a Bocconi e PWC. Non essendo lo studio ancora accessibile è impossibile entrare nel merito dei dati di base e metodologie di calcolo che hanno originato le stime presentate dal presidente del Conai . Tuttavia le due diapositive finali della presentazione di Ruini che seguono forniscono un’idea dell’impostazione seguita dagli autori dello studio.

La prima tabella (Fig.1) mette a confronto due scenari: un DRS per le sole bottiglie in plastica che dovrebbe intercettare tutto l’immesso delle bottiglie in PET messo a confronto con lo scenario RewardRS Integrativo (raccolta incentivante). Si tratta in pratica dell’opzione caldeggiata da Quagliuolo e Pierini che prevede – senza cambiare la situazione attuale – l’installazione aggiuntiva di eco-compattatori (con piccoli bonus elargiti a fronte del conferimento delle bottiglie) per arrivare a raccogliere le 100.000 ton di bottiglie in PET che ancora mancano al raggiungimento del target di raccolta del 90% per le bottiglie in PET al 2029. Come avremo modo di spiegare nella seconda parte di questo articolo – che entrerà maggiormente nel merito delle questioni sollevate negli interventi– anticipiamo alcune considerazioni.

  • La prima è che lo scenario di un DRS nazionale esclusivamente dedicato alle sole bottiglie in plastica è “inesistente” in quanto non potrebbe essere mai realizzato per motivi di ordine economico e ambientale. Di conseguenza anche i costi stimati per un’infrastruttura dedicata alle sole bottiglie in PET non possono essere sovrapponibili a quelli di un’infrastruttura al servizio di più tipologie di contenitori di bevande.
  • La seconda è che si stanno comparando due dati, ovvero due flussi, disomogenei tra loro. Mentre le 100.000 ton di bottiglie che verranno raccolte con gli eco-compattatori possono avere caratteristiche conformi ai criteri stabiliti dalla direttiva SUP per il calcolo delle bottiglie raccolte separatamente, (2) i volumi restanti raccolti tramite sistemi di porta a porta e/o stradali, difficilmente potranno ottemperare ai criteri stabiliti dalla Decisione di esecuzione (UE) 2021/1752 della Commissione del 1° ottobre 2021, In particolare l’art. 2 comma 4 dispone che: “I rifiuti di bottiglie monouso sono considerati raccolti separatamente se vengono soddisfatte alcune condizioni che neanche il porta a porta riesce a soddisfare (per via delle partite spesso contaminate da altri rifiuti), figurarsi i cassonetti stradali.
  • Va rimarcato a questo proposito che solamente una raccolta separata e pulita permette un riciclo di alta qualità bottle to bottle che può dare vita a nuove bottiglie foodgrade, adatte cioè al contatto alimentare, in ossequio all’obiettivo coordinato del 30% di contenuto minimo di riciclato per bottiglie in PET, come stabilito dalla Direttiva SUP. E infine…
  • a) A meno di non ricevere informazioni aggiuntive i dati aggregati riportati nella tabella come il costo delle Reverse Vending Machine, i costi gestione annuali, ecc non permettono ovviamente di evincere che “un sistema di raccolta selettiva integrativo possa arrivare a costare 10 volte meno di un DRS “(Fig.2) . A noi, sulla base delle esperienze già consolidate all’estero, tale valutazione non risulta, mentre il rapporto costi/benefici è sempre positivo in quanto si riescono a rispettare i vari obiettivi coordinati della Direttiva Quadro e della Direttiva SUP (incluso il trasferimento ai produttori dei costi di rimozione del littering) al minor costo.
  • b) Altri numeri riportati nella tabella, al contrario, sono invece poco rilevanti rispetto allo scopo dello studio che dovrebbe essere quantificare i costi complessivi per verificare se il sistema si sostiene (ambientalmente ed economicamente) senza pesare sulle autorità pubbliche e sui cittadini raggiungendo gli obiettivi preposti per legge. E’ questo il caso dell’accenno alle risorse finanziarie che l’ente no profit amministratore del sistema tiene in pancia, che possono anche derivare dal totale dei depositi non riscossi dai consumatori (che non hanno restituito i vuoti). Al di là della considerazione che un “deposito non riscosso” non può essere propriamente considerato come un “costo di gestione del sistema”, in quanto risponde più propriamente alla natura stessa del sistema di deposito/restituzione (penalizzare economicamente i comportamenti impropri), ci preme sottolineare che si tratta di fatto di risorse che vengono poi reimpiegate (diminuendo in modo corrispondente gli importi che vanno corrisposti dai produttori) per rendere il sistema efficace, performante e adempiere ai requisiti vincolanti stabiliti dai decreti attuativi del provvedimento legislativo alla base dell’introduzione di un DRS in un determinato Paese.
sistema di deposito cauzionale in italia c'è chi dice si
Figura 1

La posizione del Conai rispetto all’introduzione di un Sistema Cauzionale emersa dall’esposizione del relatore è sostanzialmente a sfavore . Come si può leggere nella diapositiva seguente (Fig. 2) il modello da perseguire per il consorzio è quello di “un modello di raccolta selettivo integrativo rispetto all’attuale che implica un mirato coordinamento tra i sistemi EPR”.

A questa conclusione il Conai sarebbe arrivato (con il supporto dei consulenti di PWC e Bocconi) tenendo conto di quattro condizioni: 1) un tasso di raccolta attuale delle bottiglie in PET del 69% (dato, ci preme sottolineare, differente da quelli generalmente presentati da COREPLA e meglio allineato con i dati ufficiali disponibili, ma che, ovviamente, aumenta la distanza dall’obiettivo del 90%); 2) un modello nazionale di gestione degli imballaggi tra i più efficaci ed efficienti in Europa; 3) l’esito dello studio/stime sui costi dei due approcci messi a confronto; 4) un sistema di raccolta selettiva che, come sostenuto nello studio , avrebbe costi di almeno 10 volte inferiori ad un DRS. (Vedasi a questo proposito quando evidenziato criticamente nelle nostre note a commento al punto a )

sistema di deposito cauzionale in italia c'è chi dice si
Figura 2

Alessandro Pasquale – Mattoni 1873

Alessandro Pasquale Ceo di Mattoni 1873 è un produttore di Acque minerali della repubblica Ceca, membro del board dell’operatore del DRS in Slovacchia, e come anticipato, neo presidente di Natural Mineral Waters Europe.

L’intervento di Pasquale inizia menzionando l’appello congiunto dello scorso ottobre diffuso da Natural Mineral Waters Europe, (NMWE), UNESDA (Associazione europea dei produttori di bibite) e Zero Waste Europe onde dare efficienza al settore nell’ottica del conseguimento degli obiettivi regolamentari (e di quelli complessivi di sostenibilità) definiti dalla agenda UE sulla Economia Circolare e chiedono alla Commissione europea di stabilire requisiti minimi per i sistemi DRS nell’ambito della revisione della Direttiva Europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Andando dritto al punto sollevato dai precedenti relatori Pasquale, allineandosi alle nostre osservazioni critiche, smentisce la tesi che ci siano grandi costi connessi ad un Sistema Cauzionale: “Il DRS è un sistema che si finanzia da solo ed è economicamente sostenibile, per implementarlo non serve un miliardo ma neanche centinaia di milioni” esordisce. “Nell’implementazione del sistema slovacco l’industria ci ha messo mezzo milione di euro, e sta funzionando bene con una bella liquidità nel conto in banca. D’accordo che la Slovacchia sia un paese piccolo con sei milioni di abitanti ma per avere una proiezione dei costi per l’Italia possiamo moltiplicare quel valore per 8 o 10 volte.” Sui tempi di implementazione Pasquale non consiglia la maratona di 8 mesi con cui si è implementato da zero il DRS in Slovacchia, ma ritiene oltremodo fattibile un tempo di implementazione di 18/24 mesi dal momento in cui l’operatore di sistema riceve il mandato ad operare.

Infine Pasquale ricorda come il settore delle acque minerali che fanno a capo a NMWE sia formato da imprese famigliari che hanno l’obiettivo di rendere sostenibile il loro business, evitando sprechi ed inefficienze che sono causa di maggiori impatti economici e ambientali. “Alla luce di questo obiettivo –afferma- anche rispetto al littering faccio fatica a vedere un’altra soluzione che sia più efficace di un Sistema Cauzionale che permetta di raggiungere la circolarità dei materiali da imballaggio, garantisca trasparenza attraverso una contabilità puntuale sino all’ultima bottiglia capace di tenere lontano interessi vari che ruotano nel mondo dei rifiuti.” Il vero punto che va considerato secondo il Ceo di Mattoni, 1873, non è tanto quanto costa un DRS, ma quanto costa non averlo, e come/dove hanno origine le varie voci di costo, perché quando ci sono inefficienze o speculazioni il prezzo del materiale va alle stelle e il prezzo lo pagano i consumatori. “Il Sistema Cauzionale è di semplice comprensione per i cittadini e se i sondaggi effettuati per testarne il gradimento hanno sempre un esito positivo, quando i cittadini lo sperimentano il gradimento aumenta“. Conclude Pasquale.

(2) DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2021/1752 DELLA COMMISSIONE

(3) Gli eco-compattatori installati in Italia non sono generalmente dotati della tecnologia propria delle RVM in funzione nei punti vendita della Distribuzione Organizzata dei paesi che hanno Sistema Cauzionale in vigore. Qualora venisse implementato un DRS in Italia questi macchinari potrebbero non essere utilizzabili.

Fine Prima Parte

CONDIVIDI LA NOTIZIA SUI SOCIAL

— Altre news

I NOSTRI PARTNER PRINCIPALI